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"Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto" (Rom 12,15).
Dopo aver illustrato ai cristiani di Roma i grandi doni che Dio ha fatto all'umanità in Gesù e con il dono dello Spirito, l'apostolo Paolo indica come rispondere alla grazia ricevuta, soprattutto nelle relazioni tra loro e con tutti.
Paolo invita a passare dall'amore verso quelli che condividono la stessa fede a quello evangelico, verso tutti gli esseri umani, poiché per i credenti l'amore non ha confini, né può essere limitato ad alcuni.
Un particolare interessante: troviamo al primo posto la condivisione della gioia con i fratelli. Infatti, secondo il grande padre della Chiesa Giovanni Crisostomo, l'invidia rende molto più difficile condividere la gioia degli altri che non le loro pene.
Vivere così potrebbe sembrare una montagna troppo impervia da scalare, una vetta impossibile da raggiungere. Eppure, questo diventa possibile perché i credenti sono sostenuti dall'amore di Cristo, dal quale nulla e nessuna creatura potrà mai separarli (cf. Rom 8,35).
"Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto".
Commentando questa frase di Paolo, Chiara Lubich ha scritto: «Per amare cristianamente occorre "farsi uno" con ogni fratello […]: entrare il più profondamente possibile nell'animo dell'altro; capire veramente i suoi problemi, le sue esigenze; condividere le sue sofferenze, le sue gioie; chinarsi sul fratello; farsi in certo modo lui, farsi l'altro. Questo è il cristianesimo, Gesù si è fatto uomo, si è fatto noi per far noi Dio; in tale maniera il prossimo si sente compreso, sollevato» (1).
È l'invito a mettersi "nella pelle dell'altro", come espressione concreta di una carità vera. Forse l'amore di una madre è il miglior esempio per illustrare questa Parola messa in pratica: la madre sa condividere la gioia con il figlio che gioisce e il pianto con quello che soffre, senza giudizi e pregiudizi.
"Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto".
Per vivere l'amore in questa dimensione, senza chiudersi nelle proprie preoccupazioni, nei propri interessi, nel proprio mondo, c'è un segreto: rafforzare l'unione con Dio, il rapporto con Colui che è la fonte stessa dell'Amore. Si dice infatti che la chioma di un albero corrisponda spesso al diametro delle sue radici.
Così succederà anche a noi: se faremo crescere in profondità, giorno per giorno, il nostro rapporto con Dio, crescerà in noi anche il desiderio di condividere la gioia e portare i pesi di quanti ci stanno accanto; il nostro cuore si aprirà e diventerà sempre più capace di contenere quanto il fratello che ci sta vicino vive nel momento presente. A sua volta, l'amore al fratello ci farà entrare ancor di più nell'intimità con Dio.
Vivendo così vedremo un cambiamento negli ambienti dove siamo, iniziando dalle relazioni nelle nostre famiglie, scuole, posti di lavori, comunità, e sperimenteremo con gratitudine che l'amore sincero e gratuito, presto o tardi, ritorna e diventa reciproco.
È l'esperienza forte di due famiglie: una cristiana ed una musulmana, che hanno condiviso difficoltà e momenti di speranza. Quando Ben si ammala gravemente, Tatiana e Paolo sono in ospedale con sua moglie Basma e i due figli, fino alla fine. Anche se nel dolore per la perdita del marito, Basma è con i suoi amici cristiani a pregare per un'altra persona gravemente ammalata, con il suo tappeto rivolto verso la Mecca. Basma confida: « La gioia più grande è sentirsi parte di un solo corpo in cui ognuno ha a cuore il bene dell'altro».
Letizia Magri
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