Siamo in Quaresima.
Perché ai tempi moderni è difficile parlare di penitenza?
La buona gente, quella del popolo, di certo popolo, specie paesano, o soprattutto le donne, accetta ancora dal parroco l'invito alla penitenza. E la fa.
Pensiamo ai pellegrinaggi costellati di privazioni fisiche, che conducono folle di cristiani a Fatima e a Lourdes… E non sono certo fanatici!
Il fatto è che, nonostante questi episodi sopravvivano, oggi per i cristiani in genere la parola penitenza è come scaduta.
E forse è giusto. E forse è una fortuna, perché si avverte che, aggiungere alla vita cristiana che si conduce (o meglio non si conduce) una penitenza, è come coltivare il fiore d'un vaso destinato al poggiolo di una casa che non c'è.
Si sente che manca il più, l'essenziale, il necessario, e quindi il meno, l'accessorio sono secondari, non hanno senso.
Perché la vita cristiana è far la volontà di Dio e il cristiano fa spesso la propria o fa quella di Dio, ma malvolentieri…
Perché esser cristiani significa amare ogni prossimo e noi cristiani ci curiamo - se lo facciamo - solamente dei nostri parenti…
Perché esser cristiani significa amare anche i nemici. Ma chi ci pensa? E' già tanto se si evita la vendetta…
Perché esser cristiani significa amarsi a vicenda, esser un cuore ed un'anima sola con gli altri cristiani, ma ciò è troppo difficile… Ognuno pensa a sé e ne ha abbastanza.
Perché esser cristiani significa obbedire alla Chiesa, a chi la rappresenta e alle sue direttive. Ma oggi è fuori moda obbedire e la Chiesa non convince troppo.
Perché… perché… perché…
Quanto manca di ciò che dovrebbe esser normale nella nostra vita cristiana prima d'aggiungere qualcosa di particolare, come una penitenza volontaria!
Eppure Papa Giovanni, che non è stato certo fuori del suo tempo, ma ha attratto il mondo con la sua bontà, dice cose antiche, ma che riprendono tutta la loro vitalità, perché espresse da quella bocca, suggerite da quel cuore, vissute prima da quell'anima e poi annunciate.
E perché sono verità dette da lui, tornano di moda.
Egli afferma: "… Oltre le penitenze che dobbiamo necessariamente affrontare per i dolori inevitabili di questa vita mortale, bisogna che i cristiani siano così generosi da offrire a Dio anche mortificazioni volontarie, ad imitazione del nostro divin Redentore…
Siano in ciò di esempio anche i santi della Chiesa, le cui mortificazioni inflitte al loro corpo spesso innocentissimo ci riempiono di meraviglia e quasi ci sbigottiscono. Davanti a questi campioni della santità cristiana, come non offrire al Signore qualche privazione o pena volontaria da parte anche dei fedeli, che forse hanno tante colpe da espiare?"
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